II Domenica del Tempo Ordinario
La vocazione, nel senso biblico del termine, è una chiamata di Dio. Si parla spesso di una “voce” sentita nelle profondità del proprio essere, a volte in sogno, come nel caso del giovane Samuele.
La storia di Samuele è suggestiva.
Il bambino è coricato nel tempio del Signore perché sua madre, dopo lo svezzamento, lo affida al sacerdote Eli. Durante la notte sente una voce che lo chiama e con una grandissima disponibilità pensando che fosse Eli a chiamarlo va da lui.
Eli quando comprende che è il Signore a chiamarlo lo indirizza nel discernimento. Per Samuele si tratta di una disponibilità nei confronti di Dio che è l’inizio della sua grande missione profetica.
Questo episodio ci parla di un incontro misterioso con Dio: un incontro semplice ma che dà orientamento nuovo alla vita di una persona.
Nel Vangelo non si tratta più di una voce senza nessuna figura, ma di una persona che si vede: Gesù.
I due discepoli del Battista si sentono attirati da lui e lo seguono. Gesù chiede loro: “Che cercate?”. Essi rispondono: “Rabbì dove dimori?”.
Gesù rivolge ai due discepoli un invito: “Venite e vedrete”.
Essi vanno, vedono dove dimora e restano con lui.
Così Giovanni l’evangelista descrive il tema di un incontro, l’incontro con il Signore che dura nel tempo.
Tutti noi dobbiamo desiderare sapere dove dimora Gesù e restare con lui.
La vita cristiana consiste in un desiderio continuo di dimorare presso il Signore, e in una ricerca continua del luogo dove egli dimora.
Più avanti Gesù inviterà i discepoli a dimorare in lui: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”.
La partecipazione all’Eucaristia deve essere questo incontro profondo, intimo con il Signore, che è un dimorare reciproco fra noi e lui.
E questa dimora reciproca tra Gesù e noi è veramente una realtà meravigliosa!