IV Domenica del Tempo Ordinario

Marco, nel suo Vangelo, si limita ad evocare brevemente la predicazione di Giovanni il Battista, il battesimo di Gesù nel fiume Giordano, la sua permanenza nel deserto e la chiamata dei primi discepoli. È evidente che Marco ha fretta di arrivare al “Vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio”.

Conduce, quindi, il suo lettore ad accompagnare, per un’intera giornata, Gesù e i discepoli che ha appena scelto. È un giorno di sabato, a Cafarnao, in Galilea. Gesù va nella sinagoga e si mette ad insegnare. L’evangelista non riferisce nessuna parola del predicatore, ma annota che parla come uno dotato di sorprendente autorità.

Gli scribi insegnano, ma senza avere una propria autorevolezza, si basano sulla tradizione, su ciò che hanno detto Mosè e i profeti, o gli scribi del tempo antico. Gesù invece si manifesta come Figlio di Dio e non come un semplice uomo che deve basare il suo insegnamento su tradizioni precedenti.

Gesù ha una piena autorevolezza. Il suo insegnamento è veramente nuovo. D’altra parte, Gesù si rivela potente anche nelle opere scacciando uno spirito impuro che conosce la sua potenza e ne proclama la santità e poi dice: “Sei venuto a rovinarci!”

Effettivamente Gesù è venuto a liberare gli uomini dall’influsso degli spiriti cattivi, per dare loro la libertà dei figli di Dio.