IV Domenica di Quaresima

Anche se il popolo si allontana da Dio e ottiene il giusto “castigo”, il Padre non abbandona le sue creature.
Infatti, anche una situazione di prova diventa l’occasione di un ritorno vivificante alle pure fonti della Scrittura, della riscoperta della preghiera e di una liturgia purificante.
Il lungo esilio a Babilonia dove è stato deportato il popolo di Israele nel IV secolo a. C., è esemplare da questo punto di vista.
Il “castigo”, pienamente meritato a causa delle ripetute infedeltà, è stato occasione di uno straordinario ritorno alle fonti.
Si sono lette le Scritture, si è sviluppata un’intensa attività spirituale e teologica. Di colpo Nabucodonosor da un lato e Ciro dall’altro, appaiono come strumenti di Dio, l’uno per punire e l’altro per ricondurre in patria i deportati.
Nel Vangelo Giovanni ci riporta una delle frasi più belle della Bibbia:
“Dio ha tanto amato in mondo da dare il suo Figlio Unigenito”.
Il cuore della Bibbia è proprio l’amore.
l filosofo Kierkegaard scrive: “non importa sapere se Dio esiste , importante è sapere se è amore”.
E la Scrittura rassicura proprio su questo: Dio è amore.
Tutti gli amori umani -coniugale, paterno, materno, di amicizia- sono diramazioni di una sorgente che è Dio stesso.
Dio ci ha amato dandoci il suo Figlio e facendolo innalzare sulla croce, ma anche innalzando presso di sé, alla destra della sua maestà nei cieli.
La croce infatti è soltanto l’inizio di innalzamento di Gesù, che prosegue con la risurrezione e ascensione al cielo.
È un movimento che innalza e colloca la nostra natura umana vicino a Dio…in Dio!