V Domenica di Quaresima

Il vangelo di questa ultima domenica di quaresima ci riferisce un episodio dell’ultimo periodo della vita pubblica di Gesù.

Egli è a Gerusalemme per la festa di Pasqua, e alcuni greci sono saliti per il culto. Si tratta sicuramente di uomini religiosi, attirati dalla fede degli ebrei nell’unico Dio, e sentendo parlare di Gesù lo vogliono vedere.

Si rivolgono a Filippo che è un apostolo con un nome greco e proviene dalla Galilea dove ci sono molti pagani. Filippo ne parla con Andrea ed entrambi vanno a dirlo a Gesù.

La reazione di Gesù è sorprendente.

Non dice né si e né no, ma dichiara: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’Uomo”.

In questa richiesta dei greci di vederlo, Gesù riconosce la sua “ora”, l’ora della sua glorificazione. Infatti, questa comprende anche la diffusione della fede ai pagani. 

Ma Gesù sa bene che l’ora della sua glorificazione è anche l’ora della sua passione: per questo egli deve essere “elevato da terra”.

Per parlare del suo mistero pasquale Gesù si serve di un’immagine: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.

Con l’Incarnazione egli è venuto sulla terra; ma questo non basta: egli deve anche morire, per avere fecondità universale.

Questa legge vale anche per i discepoli e infatti dichiara: “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.

Il pensiero della passione sconvolge interiormente Gesù: “Ora l’anima mia è turbata”.

Come non rimanere sconvolti davanti ad umiliazione, sofferenza e morte.

Ma Gesù supera questa prima reazione istintiva e afferma: “Per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome”.

Glorificare Dio significa donare la sua vita per la salvezza del mondo e donarla perché ogni uomo sia attirato dalla sua croce nella quale Dio manifesta la sua onnipotenza.