Domenica delle Palme

“Chi è Gesù, quest’uomo che insegna con incomparabile autorità, ha il potere di compiere miracoli così strepitosi e comanda persino agli spiriti maligni, ai quali con una sola parola impone il silenzio?”
Questa domanda attraversa tutto il Vangelo di Marco.
Ma l’evangelista dice ripetutamente che Gesù stesso ha formalmente vietato di rispondere precipitosamente ad una tale domanda. Non voleva che le folle, lasciandosi trasportare da un entusiasmo privo di discernimento, emettessero un giudizio errato circa la sua missione.
Il Vangelo di Marco evoca così il cammino di un’iniziazione battesimale attenta a non bruciare le tappe.
Solo alla fine del percorso si può chiedere una risposta personale e ponderata.
Infatti, questo momento di impegno decisivo è quello della passione del Signore.
Allora il velo si squarcia. Tutto ciò che poteva generare delle illusioni scompare.
Chi ha seguito Gesù fino a questo momento si trova davanti il crocifisso, abbandonato da tutti coloro che ventiquattro ore prima lo attorniavano e lo acclamavano, abbandonato anche dai suoi discepoli, a parte alcune donne “che stavano ad osservare da lontano”, e apparentemente abbandonato anche da Dio stesso.
Ma il “centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: veramente quest’uomo era il Figlio di Dio!”.
È quindi lì e in quel momento che, paradossalmente si rivela la vera identità di Gesù; si verifica l’autenticità della fede cristiana.
Il vangelo della passione secondo Marco ci lascia davanti alla tomba di Gesù, insieme a Maria di Magdala e Maria madre di Joses.
Per il cristiano, come per Gesù, l’aurora della risurrezione è oltre il silenzio e la notte della passione: bisogna aspettare, nella fede e nella speranza, che il giorno si levi.
Nel frattempo Marco continua a porre a noi la stessa domanda che pervade tutto il suo vangelo:
“Per te che stai per celebrare la Pasqua del Signore, chi è il Gesù che acclami?”
A noi la personale e impegnativa risposta.