IV Domenica di Pasqua
La quarta domenica di Pasqua è definita del Buon Pastore in quanto in tutti e tre i cicli liturgici, ciascuno da un diverso punto di vista, ascoltiamo Gesù che nel vangelo secondo Giovanni, si rivela Pastore Bello e Buono.
Nella prima lettura, Luca, ci riporta l’inizio del discorso di Pietro dopo la guarigione dello storpio. I capi del popolo e gli anziani gli chiedono di rendere conto del miracolo avvenuto, perché vedono in esso un influsso diabolico.
Per Pietro, invece, questa è l’occasione per rendere testimonianza alla resurrezione di Gesù attraverso la quale noi otteniamo la figliolanza divina, così come ci riporta Giovanni nella seconda lettura.
Egli ci rivela il grande amore che il Padre ci ha dato per essere chiamati figli di Dio, e la speranza che abbiamo in Gesù di una visione piena di Dio e di una gioia perfetta.
Il Vangelo, dicevamo, è quello del Pastore bello e Buono.
Affreschi e mosaici antichi, scultura e pittura di tutte le epoche, hanno spesso rappresentato il buon Pastore. Una certa “pia” iconografia ne ha fatto un giovane sdolcinato che non corrisponde al pastore descritto nella Bibbia.
Infatti, indipendentemente dall’età, il pastore biblico è un uomo che vive nel vento, abituato a percorrere grandi distanze, a salire scoscesi pendii alla testa del suo gregge.
Tra pastore e pecore c’è una relazione reciproca e profonda che trova le sue radici nella relazione fra Gesù e il Padre.
A causa di questa relazione profonda, personale, piena d’amore, il Buon Pastore offre la vita per le pecore.
Offre la vita perché il suo gregge viva della Sua stessa vita divina.