V Domenica di Pasqua
Una comunità che non crede di colpo che il feroce persecutore di ieri abbia potuto convertirsi e lo accoglie al suo interno solo in base alla garanzia offerta da un uomo di fiducia e assennato; degli amici per i quali questo cambiamento è un inaccettabile tradimento: nulla di originale in tutto questo.
Ma è ciò che è accaduto a Paolo e che contiene un grande insegnamento: nella Chiesa carismi, rivelazioni o altre manifestazioni divine private vengono riconosciuti autentici solo in seguito ad una seria verifica.
Questo è quanto ci racconta oggi Luca negli Atti. “Io sono”.
Nel vangelo di Giovanni queste parole introducono una rivelazione solenne sull’identità del Figlio di Dio venuto nel mondo per la salvezza degli uomini.
“Io sono” il pane della vita, il pane vivo, la porta, il buon pastore, la via, la verità e la vita.
Molte di queste metafore, in particolare quella della vite, si trovano già nell’Antico Testamento ma nel vangelo di Giovanni, Gesù afferma di essere lui la vite, la “vera vite”, di cui il Padre è il vignaiolo.
Egli afferma che noi siamo uniti a lui con un vincolo così profondo e vitale come è quello che unisce il tralcio alla vite: tra le due cose scorre la stessa linfa.
Questa linfa è la vita divina che ci è stata data nel Battesimo, lo Spirito Santo.