XVII Domenica del Tempo Ordinario

Da oggi e per cinque domeniche, il Vangelo è costituito dal lungo discorso sul pane di vita tenuto da Gesù nella sinagoga di Cafarnao.

Poiché la brevità del vangelo di Marco non permette di ripartirlo su trenta domeniche (dalla IV alla XXXIII), tale racconto è affidato all’evangelista Giovanni. 

Fin dai tempi antichissimi il pane evoca il minimo necessario per la sopravvivenza, per cui non dovrebbe mai mancare a nessuno.

La Bibbia lo considera come dono del Cielo.

Quando è abbondante esso testimonia la benedizione divina.

La sua mancanza è una sorta di castigo, finalizzato a condurre i peccatori e gli empi a tornare a Dio.

Esso evoca non solo l’alimento degli ultimi tempi, che colmerà tutti i bisogni degli uomini, ma anche la parola di Dio.

La Bibbia conosce anche il significato corrente del pane, condiviso in segno di pace, di amicizia, di alleanza, di comunione di vita, di comunione.

Esso entra nel rituale del culto: “pani dell’offerta” deposti al tempio che solo i sacerdoti potevano mangiare; “pani azzimi della cena pasquale” . 

Bisogna tener conto di tutto questo simbolismo per leggere la moltiplicazione che il quarto vangelo ci propone. 

Anche la prima lettura ci parla di una moltiplicazione miracolosa.

Si svolge nell’Antico Testamento ed ha per protagonista Eliseo.

È evidente l’affinità fra le due storie, ma anche la sostanziale differenza.

La storia di Eliseo termina alla moltiplicazione. Il pane d’orzo è tutto.

Nel vangelo la moltiplicazione dei cinque pani è un “segno”: prepara alla moltiplicazione di un altro pane, del quale sentiremo parlare nelle prossime domeniche.