Pasqua del Signore
Domenica di Pasqua
È il giorno della Risurrezione. Un giorno movimentato quello di Pasqua. Maria di Magdala va al sepolcro quando ancora il suo cuore è immerso nel buio, immerso nel ricordo dell’immagine di un Maestro senza vita appeso ad una croce.
Maria va al sepolcro ma non ha nulla nelle mani, non porta aromi come le altre donne ma porta al sepolcro la sua storia, il suo amore per il suo amico Gesù.
Arriva al sepolcro e vede che quell’enorme masso che aveva chiuso e sigillato quel luogo che ha accolto il corpo del Maestro, è stato rotolato, e allora presa da un’urgenza corre e va ad avvisare i discepoli. Allora Pietro ed il discepolo che Gesù amava corrono anch’essi verso io sepolcro.
L’altro discepolo quello che Gesù amava corre più veloce. Un detto medievale così recita: “i sapienti camminano, i giusti corrono ma gli innamorati volano”.
Arriva per primo al sepolcro. Arriva per primo a capire il significato della Risurrezione e a credere ad essa. Chi ama e si sente amato comprende di più, comprende prima e più a fondo. Però non entra. Aspetta che sia Pietro, l’autorità, la Chiesa a proclamare. Ma è il discepolo che Gesù amava che entrando “vide e credette”.
Il sepolcro vuoto e la situazione delle tele e del sudario sono per il discepolo amato la testimonianza che lo induce a credere.
Entriamo anche noi nel sepolcro di Cristo per fare esperienza della sua Risurrezione. Dobbiamo immergerci nel luogo del silenzio per eccellenza per poter sperimentare la forza rinnovatrice della Vita vera.
Come scrive Pascal: “ciò che ci fa credere è la croce, ma ciò in cui noi crediamo è la vittoria della croce”. La vittoria della vita.
E allora usando in prestito il saluto dei nostri fratelli ortodossi vogliamo raggiungere ciascuno di voi con il saluto che esse usano per tutto il tempo Pasquale: