III Domenica di Pasqua
Nella terza domenica di Pasqua la liturgia ci propone un’apparizione del Risorto del tutto particolare.
Luca ha l’intento di mostrarci che Gesù Risorto è presente ancora oggi nella chiesa, nella vita di noi credenti, e come possiamo incontrarlo.
I due pellegrini sono figura della Chiesa. Essa cambia cuore, volto e cammino quando, nella duplice mensa della Parola e del Pane, “sperimenta il Vivente” e si unisce alla proclamazione di Pietro dal quale “fu visto”.
In questo racconto in cui si passa dal non riconoscere al riconoscere il Signore Gesù, Luca rintraccia la sintesi di tutto il cammino proposto al suo lettore e lo fa in due tappe successive, che corrispondono alle due parti del suo vangelo: l’ascolto del Signore che annuncia la Parola e la visione del suo volto mentre spezza il pane. Centro della duplice catechesi è il mistero del Figlio dell’uomo morto e risorto, davanti al quale ogni uomo è “senza testa e lento di cuore nel credere”.
Ora è finito il periodo in cui si fa vedere. Nella sua Ascensione la rivelazione si è chiusa, perché completata. Noi non abbiamo visto né lui né coloro che lo hanno visto. Come quelli ai quali Luca si rivolge noi siamo i cristiani della terza generazione. Fondiamo la nostra fede sulla parola che ci tramanda la testimonianza dei testi oculari (Lc 1,2). Possiamo anche noi, come le donne e Pietro andare in pellegrinaggio al sepolcro. Come loro, lo troviamo vuoto. Non è lì il Vivente. Ma non ci ha lasciati.
Se il nostro cammino era una fuga con tristezza, oscurità, sfiducia, ora diventa corsa a Gerusalemme verso i fratelli, con la mente piena di luce e il cuore traboccante di gioia, di fiducia, di coraggio, di speranza.