IV Domenica di Pasqua

La quarta domenica di Pasqua è definita la domenica del Buon Pastore per via della pagina del Vangelo secondo Giovanni che ci viene proposta. 

Noi siamo chiamati, in una colletta, umile gregge di fedeli, un gregge con il proprio Pastore, Gesù Risorto.

Il brano di Giovanni ha una strana caratteristica. Vi notiamo quattro periodi all’interno dei quali c’è una contrapposizione fra due personaggi, uno buono e uno cattivo.

Il personaggio buono è il cosiddetto pastore delle pecore che entra nel recinto per la porta, conosce le pecore, le pecore lo seguono e dà la vita per esse.

Il personaggio cattivo, invece, è ladro e brigante, scavalca il muro, è un estraneo per le pecore, le quali lo fuggono, ruba ed uccide. 

È facile intuire chi è il primo personaggio, il pastore: è chiaramente Gesù stesso che è la realizzazione del pastore perfetto, di colui che ricerca la pecora smarrita e dà la vita per il suo gregge. 

Oggi il buon Pastore è reso presente nella figura dei vescovi e dei loro collaboratori scelti direttamente da Cristo stesso. Da qui il nome di Pastori dato a vescovi e sacerdoti.

A chi pensa Gesù quando parla invece del ladro e brigante? Sicuramente ai falsi profeti del suo tempo che si spacciavano per inviati di Dio e invece mandavano la gente a morire per loro. Basta leggere le cronache storiche di Giuseppe Flavio per rendercene conto. 

Ladri ed estranei ci sono anche ora; falsi messia che sono alla lettera veri e propri “ladri di pecore”. Ingannano la gente andando di porta in porta, intrufolandosi nella vita delle persone quando queste sono più vulnerabili e manipolando la Bibbia a loro piacimento. Sono i capi di quelle sette pronti sempre ad annunciare una apocalittica fine del mondo servendosi di una lettura molto personale e completamente errata della Bibbia e degli eventi della storia.

Gesù dice che un estraneo le pecore non lo seguiranno. È proprio così? Lo è se il gregge ha una fede ben salda in Cristo e nel suo corpo mistico, altrimenti se si è sempre vissuto ai margini della Chiesa senza preoccuparsi di conoscere meglio e di coltivare la propria fede cristiana, finirà per seguire chi non dà la vita al gregge ma la morte. 

La differenza è tutta qui: ” sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Non solo la vita necessaria, quel respiro, quel minimo necessario senza il quale la vita non è vita, ma la vita in abbondanza, vita che sovrabbonda, vita che è il cuore stesso del Vangelo, vita che è Gesù stesso, vita che è ciò che accomuna Dio e l’uomo: vita da vivere!