XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Dio ha posto i suoi profeti come sentinelle che devono trasmettere fedelmente e senza stancarsi i suoi ammonimenti esortando il suo popolo alla conversione.

È il compito di Ezechiele, così come egli stesso ci narra nella prima lettura. 

Anche il Vangelo ci invita a non abbandonare alla loro sorte i fratelli che vivono in uno stato di peccato. 

Ma come comportarsi con il peccatore?

Nella soluzione che Matteo offre alla comunità si intravede il senso di carità che domina tutta l’assemblea dei convocati. Nulla deve farsi a suon di tromba, il male non va pubblicizzato.

Se uno solo sa chi è colpevole, cerchi innanzitutto di risolvere da solo la questione e di riabilitare il fratello che ha peccato e lo faccia con carità. È necessario aiutarlo a fare un vero cammino di conversione. 

Solo nel caso che questa opzione fallisca allora è possibile che “ogni cosa venga decisa sulla parola di due o tre testimoni” (Dt 19,15). Se fallisce anche questo tentativo, allora deve essere informata l’intera comunità, l’Ekklesia. 

Ora può succedere che il peccatore non ascolti neppure la comunità e allora non resta altro che constatare l’estraneità di quel fratello; non appartiene più alla comunità: è peccatore pubblico.

La scomunica, di cui si parlerà più tardi nella Chiesa è solo questo: la comunità non pronunzia nessuna sentenza di condanna, ma con sofferenza constata e ufficialmente dichiara che un fratello non le appartiene più.

Ma che valore ha questa scomunica? Il versetto 18 è chiaro.

Ciò che la comunità decide sarà sancito anche in cielo. La comunità deve esercitare questo potere nella carità, nella volontà di recupero, nella preghiera.

Matteo ci invita a questo binomio terra-cielo. Esso ci insegna che si deve sempre agire in comunione con Dio, consultando Dio, cioè pregando.

Il binomio terra-cielo esprime la dimensione celeste della comunità nella sua attività pastorale, prima, nella sua preghiera, poi.

Nell’attività pastorale non realizziamo un’opera semplicemente umana, siamo i continuatori dell’opera di Gesù, con Gesù.