XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Il cristiano non deve dimenticare mai di essere un peccatore perdonato soprattutto quando è riunito nella comunità ecclesiale. Ed è proprio sul perdono che insistono le letture di questa domenica. Il peccato, benché è un atto di ingratitudine nei riguardi di qualcuno, non cancella l’amore che, anche se ferito, resta intatto.
Questo Qualcuno è sempre pronto a perdonare chiunque si rivolge alla Sua tenerezza. Fare esperienza ripetuta di questa condotta di Dio, implica il dovere di perdonare allo stesso modo i torti subiti dagli altri: “Fino a settanta volte sette” dice Gesù a Pietro.
Questa riposta stravolge il modo di fare degli uomini e si oppone decisamente a quel desiderio di vendetta di cui l’antico Lamech (quinto discendente di Caino) fu protagonista. Egli infatti disse: “Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamech settanta volte”.
Ebbene la misericordia, espressione della bontà di Dio, supera infinitamente ogni desiderio di vendetta: il perdono lo si darà settanta volte sette, cioè sempre. Ed è per questo che Gesù nel Vangelo di oggi ci tiene a sottolineare aiutandosi con una parabola, di mettere in pratica la misericordia ricevuta in abbondanza con la stessa generosità di Dio, il Re della parabola.
È da notare che non è il nostro perdonare che ci merita il perdono ma è la misericordia ricevuta dal Padre che ci impone, meglio, ci affida la missione di portare e donare il perdono.
Il perdono ricevuto deve essere vissuto perdonando.