XXV Domenica del Tempo Ordinario

“Le vostre vie non sono le mie vie”, dice il Signore con l’oracolo di Isaia nella prima lettura di questa XXV domenica del T.O.
Gesù lo dimostra in una parabola volutamente sconcertante, per indurre gli ascoltatori a rettificare eventualmente la loro idea della giustizia divina e ad interrogarsi sul modo in cui comprendono e svolgono il loro servizio nella vigna del Signore.
La parabola vuole spiegare il mistero del “Regno di Dio”. Essere chiamati a lavorare nella vigna significa essere chiamati a far parte del popolo di Dio segno della presenza del Regno sulla terra.
Il padrone della vigna chiamando all’alba i primi operai concorda con loro la paga di in denaro al giorno mentre a quelli che chiama successivamente dice che darà loro “quello che è giusto”. Agli ultimi non dice nulla ma solo di andare a lavorare nella sua vigna.
Arriva il momento della paga cominciando dai primi lavoratori i quali ricevono il denaro concordato. Ma anche gli ultimi ricevono la stessa paga.
Quel denaro che i primi si erano guadagnati con il sudore di tutto il giorno ora valeva meno del denaro ricevuto dagli ultimi e si lamentano.
Quello che scotta non è la mancanza di giustizia: hanno ricevuto quanto concordato; quello che scotta è il comportamento del padrone: “Li hai trattati come noi”.
Allora il padrone arriva a dire: “Sei invidioso perché io sono buono?”
La parabola non dice come abbiano risposto gli operai ma forse capita anche a noi di fare lo stesso tipo di ragionamento. Ciò che dobbiamo capire è che non ci sono privilegiati.
Alla fine nessuno può vantare privilegi di sorta: la paga è uguale per tutti e supera ogni immaginabile merito.
Tutti sentiranno di avere ricevuto di più di quello che si aspettavano e gioiranno insieme cantando in eterno la magnificenza della generosità del Signore: tutto sarà accolto come puro dono.