XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Matteo nel Vangelo di oggi ci presenta l’atteggiamento di decisione degli uomini di fronte all’annuncio del Regno e lo fa con un’altra parabola raccontata da Gesù.
Considerata in se stessa è molto semplice.
Abbiamo un “no” che diventa un “si” e un “si” che diventa un “no”.
I destinatari sono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo con i quali Gesù sta discutendo. In loro si decide la sorte del popolo nei confronti dell’annuncio del Regno. Nel testo vengono indicati dal “voi” e vengono contrapposti a pubblicani e prostitute.
Questi ultimi sono coloro che non osservano la legge e nella parabola sono quelli che dicono “no”.
Gli altri, i “voi” sono gli osservanti, quelli che hanno detto di “si” alla legge: è l’Israele fedele.
Ora però è subentrato un fatto nuovo dato dalla predicazione di Giovanni che ha coinvolto tutti, una predicazione che pone al centro non più la legge ma il Regno di Dio.
Qui le parti si invertono e quelli che avevano detto “no” si pentono e si convertono, gli altri invece non credono a Giovanni e peggio ancora, nonostante vedono quello che fanno i peccatori convertiti, continuano a persistere nel rifiuto e quindi si escludono dalla “vigna”.
Il problema di fondo è che hanno sempre visto il padre come un padrone cui ribellarsi o da ingannare. Ma se invece lo si vede come il padre buono che mi chiama a collaborare con lui per una vendemmia più abbondante, per un vino di festa per tutta la casa, le cose cambiano.
Se io mi sento parte viva di qualcosa, e questo in tutti i campi cui sono chiamato a vivere dal rapporto con i miei, alla scuola, al lavoro, alla parrocchia, al mio paese: se io mi sento in famiglia tutto cambia, la fatica rimane, ma c’è un guadagno di gioia, per tutti.