XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

Gesù nel Vangelo di questa XXVIII domenica del tempo ordinario, riprende il tema del banchetto, di cui ci ha parlato Isaia nella prima lettura, e lo fa con un’altra parabola.
Come in quella di domenica scorsa, anche qui ci sono due invii di servi; inoltre là si parla del castigo degli agricoltori, qui degli invitati; esclusione dalla vigna per i primi, esclusione dal banchetto per i secondi; come la vigna passa ad altri, qui la sala del banchetto si riempie di gente che non era stata invitata.
Nel racconto Gesù dice che la festa messianica ha avuto inizio e che egli è il Figlio del Re, lo Sposo. È logico che essendo stato mandato “alle pecore perdute della casa di Israele” il suo invito sia fatto ad Israele. Tutta la storia di Israele è stato un invito alle nozze messianiche. Ma Israele non vuole venire al banchetto. Non riconosce lo sposo come Messia inviato da Dio, non riconosce che questo invito prepara alla partecipazione al banchetto che un giorno avverrà nel regno dei Cieli con Abramo, Isacco e Giacobbe.
A questo punto scoppia la collera del re e manda i suoi eserciti facendo perire “quegli assassini” e malgrado ciò le nozze messianiche si celebrano lo stesso. Nella sala del banchetto entrano altri, la sala si riempie di buoni e cattivi. Matteo ci dice che nella Chiesa non tutto è santo: ci sono buoni e cattivi.
Ma il giorno in cui verrà definitivamente il Re ci sarà la purificazione totale e i cattivi saranno eliminati per sempre. Il tempo dell’attesa di quel momento è un tempo in cui si celebrano già le nozze messianiche ma anche un tempo di preparazione alla festa delle nozze eterne, ed è il tempo per prepararsi l’abito di nozze.
Con la stoffa della grazia, l’ago della misericordia e il filo dell’amore diamoci da fare per “cucire” il nostro abito nuziale.