XXX Domenica del Tempo Ordinario

Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio, i primi cinque libri della Bibbia, costituiscono il Pentateuco, un complesso di scritti che è frutto di una storia letteraria lunga e complessa. È detto anche Torah o Legge o Legge di Mosè.
Nell’attuale redazione del libro dell’Esodo, il testo del “Decalogo” o “Dieci Parole” come dicono gli ebrei, è seguito da quello che oggi si chiama “codice dell’alleanza”.
Si tratta di una serie di prescrizioni redatte in un secondo momento, molto tempo dopo l’uscita dall’Egitto.
Esse precisano il senso e le applicazioni concrete dei Comandamenti impressi sulle “tavole della legge” al Sinai e per tale motivo sono presentate e considerate come date da Mosè per ordine di Dio, e riflettono l’esperienza che ha fatto comprendere meglio l’estensione e la portata della prima legislazione.
Emanandole, il Signore si rivela vicino ai suoi. Si rivolge a ciascuno con il “tu”. Veglia personalmente sull’applicazione dei suoi precetti e tutto ciò che vi è nella Scrittura, nella Legge, e nei Profeti dipende dal doppio comandamento dell’amore di Dio e del prossimo di cui parla oggi Matteo nel Vangelo.
Tutto inizia con una domanda rivolta a Gesù da un esperto della Legge.
La domanda forse esprime una necessità dei farisei, che amavano intensamente la Legge e solevano dirsi: “il comandamento più leggero ti sia caro quanto il comandamento più pesante”.
Di qui la ricerca di capire se c’era un comandamento che, osservato, assicurava di aver osservato tutta la legge.
Ebbene, Gesù lo conosceva e subito dice qual è il primo e più importante comandamento: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore…”. Amarlo così è tendere alla perfezione del Padre che è nei cieli e c’è solo un criterio per sapere se c’è questa propensione “l’amore per il prossimo”.
Sono due comandamenti inseparabili. Gesù nella sua risposta ha saputo superare anche questa altra prova.
Nessuna meraviglia che non si dica nulla della reazione dei farisei o dell’esperto della legge.
Non può che essere rimasto più che soddisfatto, come appare nel brano parallelo di Marco, secondo il quale Gesù gli dice: “Non sei lontano dal Regno dei Cieli”.