XXXII Domenica del Tempo Ordinario

La sapienza detiene il segreto di un’arte di vivere che realizza umanamente l’uomo e piace a Dio. Per stimolare i suoi lettori a ricercarla l’autore del libro della Sapienza la personifica attribuendole le fattezze di una splendida ragazza dal fascino inalterabile.
Essa guida i passi di coloro che la cercano. Va loro incontro, bussa alla loro porta, si siede sulla soglia della loro casa.
Ed è nella sapienza che dobbiamo vivere il nostro essere cristiani “annunciando la morte del Signore, proclamando la sua risurrezione, nell’attesa della sua venuta”.
Ogni Eucaristia viene celebrata nell’attesa del venuta di Gesù nostro Salvatore, del suo ritorno glorioso che l’assemblea liturgica non si stanca di invocare: “Vieni, Signore Gesù!”. È il tema della XXXII e XXXIII domenica del tempo ordinario dell’anno A.
Una tale insistenza è particolarmente attuale. Oggi, infatti, si parla molto della fine del mondo, mentre la prospettiva del ritorno del Signore sembra interessare molto meno i cristiani, anche quelli praticanti.
È un atteggiamento insensato ci ammonisce oggi Matteo con la parabola delle dieci vergini.
Ritardo inaudito di uno sposo il giorno del suo matrimonio, damigelle d’onore che rifiutano di aiutare le loro compagne, porta del banchetto chiusa da colui che si è fatto incredibilmente attendere.
In questo scenario Gesù ci esorta ad essere sempre pronti per accoglierlo quando Egli verrà. Appena arrivato lo sposo non si può fare più nulla, o si è pronti e si entra con Lui o si è tagliati fuori.
Nessuno potrà dire di non essere stato avvisato.