XXXIV Domenica del Tempo Ordinario – Solennità di Cristo Re dell’Universo

La conclusione del discorso escatologico che leggiamo solo in Matteo è un vero capolavoro. Già il suo primo versetto che parla della venuta del Figlio dell’uomo, di angeli mandati a radunare le genti, di gloria e di trono di gloria, sembra una pennellata d’autore. Ora questo Figlio dell’uomo è qui a sovrintendere un giudizio. Nel mondo pecore e capri, buoni e cattivi erano tutti mescolati, ma giunta la fine è il momento della separazione.
Il Re-Giudice parla prima ai “benedetti”, ai giusti e poi ai “maledetti”. Si noti che si dice “benedetti del Padre mio “, un’espressione che indica appartenenza che porta al concetto fratelli. È la famiglia di Dio che si riunisce definitivamente nella casa del Padre, in “quel regno che è stato preparato per voi fin dalla creazione del mondo” . Non è una cosa improvvisata quel regno, ma sin dall’eternità Dio ci ha chiamati alla vita eterna con lui, alla comunione con Lui e il Figlio mediante lo Spirito Santo. E questo regno tutto ora lo dona non prescindendo dai nostri sentimenti o da quello che abbiamo fatto, ma superando all’infinito ogni nostro merito: “è l’eredità”.
E cosa hanno fatto di bene quelli chiamati “benedetti”. Si enumerano sei opere di misericordia. Sei passi di un percorso dove la sostanza della vita è sostanza di carità. Il settimo passo è la felicità del dare: “tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me”. Gesù si identifica con i suoi: gli occhi dei poveri sono gli occhi di Dio! Gesù sta pronunciando una grandiosa dichiarazione d’amore per l’uomo: io vi amo così tanto che se voi avete fame sono io che ne patiscono i morsi, se voi siete malati sento nella mia carne la malattia, se vi fanno del bene sono io con tutto me stesso a gioire.
E gli altri? I cosiddetti “maledetti”? Cosa hanno fatto per essere definiti così? Essi sono coloro che dicono: non tocca a me, non mi riguarda, non sono fatti miei. Il giudizio non fa che ratificare la loro scelta vita: “lontano da me” perché siete stati lontano da me quando ero nei poveri.
Scrive S. Giovanni Crisostomo: “se i malvagi sono puniti per giustizia i buoni vengono ricompensati per grazia”.