III Domenica di Avvento
Importantissima figura è quella di Giovanni il Battista, tant’è che in questa III domenica d’avvento la liturgia della parola ce la propone nuovamente attraverso la penna dell’evangelista Giovanni.
Il brano evangelico odierno unisce versetti diversi e non consequenziali del primo capitolo di Giovanni. I primi tre infatti appartengono al prologo dove il Battista è mostrato come l’elemento iniziale della missione pubblica di Gesù ed è l’uomo mandato da Dio con il compito di testimone; i restanti dieci versetti sono tratti dalla testimonianza che il Battista dà di sé stesso.
È una funzione importante e significativa: Giovanni il Battista ha il compito di mediatore della fede, di aiutare le persone a riconoscere in Gesù la luce, la Parola eterna fatta carne.
Le autorità di Gerusalemme gli chiedono: “Chi sei?”. Questo primo quadro mette in evidenza il ruolo del Battista come testimone: egli ha la consapevolezza di non essere il Messia e lo confessa e ribadisce più volte. Molte persone lo stimavano e sarebbero state disposte a credergli ed egli avrebbe potuto cogliere l’occasione. È invece un uomo autentico consapevole di sé e della propria missione e non si prende ciò che non gli spetta.
A questo punto i capi gli chiedono: “cosa dici di te stesso?”. Se qualcuno facesse a ciascuno di noi questa domanda probabilmente risponderemmo dando il nostro nome, cognome, indirizzo e così via, ma non avremmo detto qualcosa di noi come consapevolezza della nostra persona e del nostro ruolo.
Il Battista risponde invece: “Io sono voce” riprendendo Isaia, citazione che abbiamo trovato domenica scorsa anche in Marco. La voce suona, comunica la parola, è un veicolo che trasmette da me a voi la parola che prima era solo dentro di me.
Dopo che io ho pronunciato la parola, la voce cessa, ma la parola è arrivata a voi e adesso voi avete quella parola che rimane dentro di voi anche se la voce non c’è più. Gesù è la Parola concepita da Dio dall’eternità e pronunciata nel tempo, mentre Giovanni è la voce, è il mezzo che permette di conoscere quella parola.
Egli non è la luce, è il testimone, è la voce che nel deserto grida, è la voce che comunica la parola.
A questo punto anche noi potremmo rispondere alla domanda precedente che siamo profeti cioè portatori della Parola.
La Parola è una, la Parola è Cristo, e noi come Giovanni, possiamo essere voce che comunica la Parola, testimone che comunica Cristo.