Radici bibliche della parola “Misericordia”
La parola <<Misericordia> deriva dal latino miser (che vuol dire <<povertà>>, <<necessità>> e cor/cordis (<<cuore>>): vuol dire avere un cuore solidale nei confronti di coloro che sono nella necessità. Perciò, nel linguaggio corrente, la misericordia si identifica con la compassione e con il perdono.
Questi significati, benché siano veri, non ci trasmettono tutta la ricchezza sostanziale che la Bibbia intende con la parola misericordia.
Nel pensiero biblico si esprime un duplice significato: la compassione con la pietà che comporta, e la fedeltà che esige l’amore.
Due sono le espressioni che l’Antico Testamento usa per definire la misericordia. Il termine hesed, che indica un atteggiamento profondo di bontà, grazia, amore, ed il secondo termine raham, che indica l’amore viscerale materno, che implica bontà, tenerezza, pazienza, comprensione e inclinazione al perdono.
Nella lingua greca il termine è eleos. Da eleos deriva l’invocazione liturgica Kyrie eleyson: Signore, pietà/ misericordia.
Antico Testamento: << Eterna è la sua misericordia>> (Salmo 135).
Il primo testimone della misericordia di Dio verso il suo popolo è Mosè. Nella sua misericordia Dio non può tollerare la miseria del popolo eletto. E’ sul Sinai che si manifesta il carattere fondante della misericordia di Dio nei confronti del suo popolo quando viene affermato: <<Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà, che conserva il suo favore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato>> (Esodo 34, 6-7)
Nei profeti la misericordia divina si colora di accenti profondamente umani. Osea mette sulla bocca di Dio questa affermazione:<< voglio misericordia e non sacrificio>> (Os. 6,6)
Geremia:<< Non è forse Efraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti, dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza>> (Ger. 31,20; Is. 49,14; 54,7).
Ed il profeta Michea così si esprime:<< quale dio è come te, che togli l’iniquità e perdoni il peccato al resto della tua eredità? Che non serbi per sempre l’ira, ma ti compiaci di usare misericordia?>> (Mic. 7,18).
Nei salmi, cuore della spiritualità ebraica, riecheggia con forza il grido dell’orante, nel salmo noto come Miserere:<< Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato>> (Sal. 50,3). Nel salmo 102 la misericordia di Dio si riversa non solo su Israele, ma sulla umanità intera, acquista una dimensione universale:<< Buono e pietoso è il Signore, lento all’ira e grande nell’amore. Egli non continua a contestare e non conserva per sempre il suo sdegno. Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe. Come un padre ha pietà dei suoi figli, così il Signore ha pietà di quanti lo temono>>. (Sal. 102, 8-13).
E tutto ciò avviene perché <<presso il Signore è la sua misericordia>> 8Sal. 129, 7) dato che <<eterna è la sua misericordia>>: questo ritornello viene ripetuto per ventisei volte nel salmo 135!
La misericordia di Dio può essere limitata solo dall’ostinazione del peccatore: di fronte all’ostinazione, all’ottusità, alla infedeltà, al rifiuto della legge di Dio, della correzione dei profeti, Dio è impossibilitato ad agire in favore del popolo. La misericordia presuppone sempre la coscienza del proprio peccato, il pentimento, la conversione, la richiesta di perdono.
Progressivamente nell’antico Testamento, il termine misericordia si trasforma in un termine tecnico che indica l’azione caritatevole della <<elemosina>>, che esprime il bene come beneficenza, soprattutto a favore dei poveri.