La presenza di Cristo nei “fratelli più piccoli”
E’ di assoluta importanza il problema della identificazione di Cristo con i <<fratelli più piccoli>>, come destinatari delle opere di amore e di misericordia. Questa interpretazione applicata a Dio si trova già nell’ Antico Testamento: <<Chi fa la carità al povero fa prestito al Signore, che gli ripagherà la buona azione>> (Prov. 19,17)
Nei Vangeli questa identificazione viene affermata quando Gesù dice:<< Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi disprezza me>> (Lc. 10,16), espressione che è alla base di quanto Gesù dice in Matteo 25,40: <<L’avete fatto a me>>, ed in Matteo 25,45: <<altrettanto non lo avete fatto a me>>, e che risuona anche in <<chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio, ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio>>. (Lc. 12, 8-9)
Anche nel Vangelo di Matteo troviamo questa identificazione di Cristo con i miseri, nella chiara affermazione: <<Chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato… chi avrà dato anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa>>.
Anche San Cipriano e S. Agostino commentano verità della presenza di Cristo <<nel povero>>, per esortare alla pratica delle opere di misericordia, affermando che attraverso l’indigente si giunge allo stesso Signore: <<Colui che non presta attenzione a chi soffre, disprezza il Signore presente in esso>> (Cipriano, De Opere, 23). Ciascuno di noi spera di incontrare Cristo seduto alla porta, guardatelo in colui che non possiede nulla, in colui che è straniero>>. (Agostino, Sermone 25,8)
Scrive ancora S.Agostino: <<in noi stessi Cristo è ancora povero; Cristo è ancora senza tetto; Cristo è malato; Cristo è rinchiuso in carcere. Esprimersi così sarebbe una bestemmia, se egli stesso non lo avesse detto: <<avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete…>> (Commento al salmo 136).
Anche la Regola di San Benedetto (V secolo) accoglierà questa identificazione programmatica: <<Tutti gli ospiti che si presentano al monastero devono essere accolti come Cristo, perché Egli un giorno dirà: <<Ero pellegrino e mi avete ospitato>>. (n° 53)
Il beato Paolo VI, nell’Enciclica Mysterium Fidei (1965), propone come novità la presenza di Cristo nei più bisognosi, citando Matteo 25,40, quando offre una panoramica dei diversi modi in cui Cristo è presente nella Chiesa. Egli include come novità precisamente la presenza di Cristo nei bisognosi:
<<Cristo è presente nella sua Chiesa che esercita le opere di misericordia, non solo perché quando facciamo qualcosa di buono ad alcuni dei suoi fratelli più umili, lo facciamo a Cristo, ma anche perché Cristo stesso realizza queste opere per mezzo della sua Chiesa soccorrendo gli uomini con carità divina>>. (Cfr. Sacrosanctum Concilium, 19)